ANNIVERSARIO DELLA DIPARTITA DI MADRE M. TEKLA
Nel primo anniversario della dipartita della Madre M. Tekla Famiglietti, le Suore dell’Ordine del SS. Salvatore di S. Brigida, hanno ricordato questa figura di Madre, che per lunghi anni ha guidato l’Ordine e ne ha promosso lo sviluppo.
Sua Eminenza il Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato, ha presieduto la Celebrazione Eucaristica il 3 Marzo 2021 nella chiesa di S. Brigida in Piazza Farnese a Roma.
OMELIA SANTA MESSA PRIMO ANNIVERSARIO MORTE MADRE TEKLA
Roma, 3 marzo 2021
Rev.da Abbadessa Generale,
Rev.de Suore,
Rev.di Sacerdoti,
Cari fratelli e sorelle in Cristo,
Ringrazio per il gradito invito a celebrare con voi questa S. Messa nel primo anniversario della scomparsa di Madre Tekla Famiglietti, che dal 1979 al 2016 resse come Abbadessa Generale l’Ordine del SS. Salvatore di Santa Brigida.
Vogliamo elevare per Lei la nostra preghiera di suffragio, ora che il suo cammino terreno è terminato e, nello stesso tempo, come mi ha scritto Sr. Fabia, “desideriamo ricordare la sua vita e il suo operato con gratitudine – la sua fede forte e il suo grande amore per la sua vocazione religiosa – mentre la crediamo vicina e dal Cielo prega per tutti noi”.
La fondazione dell’Ordine ad opera della Santa svedese nel 1369 ed il nuovo inizio intrapreso da Santa Maria Elisabetta Hesselblad nel 1911, dopo le conseguenze indotte dalla Riforma protestante, ci mostrano che le convulsioni della storia, i progressi e gli arresti nell’opera di evangelizzazione, sono intessuti ai disegni della Provvidenza, che nei modi e nei tempi che essa predispone, rivitalizza e dà nuovo slancio ad iniziative ed opere di grande valore e di speciale significato per la missione della Chiesa.
Il carisma del vostro Ordine può ben a ragione considerarsi centrale nella vita ecclesiale del nostro tempo, dal momento che si propone di sperimentare una intensa vita contemplativa, di curare la solennità della liturgia e di intensificare l’impegno apostolico per l’unità dei cristiani.
Vita contemplativa, lode al Signore nella celebrazione della liturgia e lavoro per l’unità sono al cuore della Chiesa, perché ci riportano all’essenziale dell’essere fedeli di Cristo. Questi tre ambiti, che rappresentano il carisma proprio del vostro Ordine, realizzando un peculiare equilibrio di vita contemplativa e vita attiva, si traducono nell’impegno in una sequela Christi costantemente alimentata dalla Parola di Dio e dall’Eucaristia. In tal modo viene favorita la formazione di un solido bagaglio spirituale e culturale indispensabile per una rispettosa e robusta testimonianza di fede, che diventa terreno fertile per fruttuose iniziative volte a promuovere l’unità dei cristiani, affinché il mondo creda, ut unum sint (Gv 17,11).
Le letture odierne ci invitano a fermare la nostra attenzione su quanto è fondamentale per vivere un discepolato autentico, che sappia mantenere fisso lo sguardo su Gesù e respingere la tentazione di ripiegarsi su noi stessi, quasi a pensare di meritare qualche particolare considerazione o riconoscimento, solo in ragione della nostra professione di fede o di qualche opera che pur riusciamo a compiere. La pagina del Vangelo di Matteo che abbiamo proclamato ci parla della croce e del rifiuto a cui il Signore Gesù va incontro e, per contrasto, ci fa vedere quanto i discepoli siano ancora ben lontani dall’aver compreso il senso profondo della missione del loro Maestro e di cosa significhi imitarlo e seguire il suo cammino.
Gesù annuncia la sua passione e morte prima della sua risurrezione e la madre di Giacomo e Giovanni pensa alla gloria personale dei suoi figli. Pietro al primo annuncio della passione ne era stato quasi scandalizzato ed ora i discepoli sembrano sorvolare sulle parole di Gesù. Essi sembrano non volersi confrontare con questa parte della missione del loro Maestro, che preannuncia l’avvicinarsi della notte della prova, del dolore del rifiuto da parte dei capi del popolo e di dover anch’essi affrontare, sull’esempio del loro Maestro, l’incomprensione e la persecuzione. Neppure comprendono cosa effettivamente significhi risorgere dai morti. Il loro orizzonte perciò è ancora occupato da qualche vago sogno di gloria e a quello pensano, mentre il Signore si incammina verso il Getsemani.
Anche il Profeta Geremia non trova unanime accoglienza alle sue parole, alle sue esortazioni e predizioni. Le sue parole sono infatti giudicate troppo forti e scomode per essere accolte o semplicemente sopportate. Sono parole che, facendo da specchio inesorabile ai veri sentimenti, alle azioni inique commesse ed alle loro inevitabili conseguenze per la vita del popolo d’Israele, non possono essere sopportate e suscitano la congiura contro il Profeta.
Egli aveva esclamato nei versi appena precedenti a quelli letti, provocando una reazione accanita: “Il mio popolo mi ha dimenticato, offre incenso a un idolo vano. Ha inciampato nelle sue strade, nei sentieri di una volta, e cammina ... per una via non appianata, per rendere la sua terra una desolazione ... Chiunque vi passa ne rimarrà sbigottito e scuoterà il capo. Come fa il vento d'oriente, io li disperderò davanti al nemico. Volterò loro le spalle e non li guarderò nel giorno della loro rovina» (Ger 18,15-17). Quello che il profeta Geremia e Gesù in modo più mirabile e perfetto ci vogliono insegnare dunque è la necessità della conversione, la necessità di diventare veramente discepoli del Signore, affidandosi a Lui per ogni cosa, impegnandosi ad amarlo, seguirlo, imitarlo e lasciando a Lui che porti a compimento in noi la sua opera nei modi e nei tempi da Lui stabiliti.
Tuttavia questo non potrà essere ottenuto solo mediante l’impegno, mobilitando solamente le nostre forze. Solo la presenza dello Spirito Santo, che illumina le menti e scalda i cuori, può trasformare gli Apostoli come ciascuno di noi, da esseri incerti e fragili, ancora troppo legati alla ricerca di autorealizzazione, a persone mature nella fede, rendendoci capaci di porre al centro la volontà di Dio, la sua gloria e il bene dei fratelli.
Solo accogliendo lo Spirito Santo potremo riorientare i nostri pensieri, interiorizzare le parole del Signore, ascoltarlo quando parla di passione, morte e risurrezione e servirlo con animo lieto, pur nel susseguirsi altalenante delle vicissitudini che l’esistenza ci pone di fronte.
Il Card. Cantalamessa, nella prima meditazione di Quaresima alla Curia Romana, venerdì scorso, diceva, citando un antico Padre – che una vita cristiana piena di sforzi ascetici e di mortificazione, ma senza il tocco vivificante dello Spirito, somiglierebbe a una Messa nella quale si leggessero tante letture, si compissero tutti i riti e si portassero tante offerte, ma nella quale non avvenisse la consacrazione delle specie da parte del sacerdote. Tutto rimarrebbe quello che era prima, pane e vino. “Così – concludeva quel Padre – è anche per il cristiano. Se anche egli ha compiuto perfettamente il digiuno e la veglia, la salmodia e l’intera ascesa e ogni virtù, ma non si è compiuta, per la grazia, nell’altare del suo cuore, la mistica operazione dello Spirito, tutto questo processo ascetico è incompiuto e quasi vano, perché egli non ha l’esultanza dello Spirito misticamente operante nel cuore”.
Lo Spirito, dunque, ci accompagni in questo itinerario quaresimale per riscoprire i doni del Signore, per adorare Colui che non disdegnò l’obbrobrio della croce per donarci la risurrezione. Ci aiuti a fare chiarezza in noi stessi e ci sproni ad un serio impegno, affinché le scelte di vita non si frappongano alla volontà salvifica di Nostro Signore.
Ci sostenga a porre quei gesti di carità e di perdono che contraddistinguono questo tempo di grazia. Illumini gli occhi del nostro cuore per riscoprire la perenne attualità della misericordia di Dio e meglio avvertirne la presenza salvifica, che accompagna il genere umano fin dall’inizio, in una storia che ha il suo culmine in Gesù.
Le tappe della vita del vostro Ordine mostrano quanto le mozioni dello Spirito Santo siano alla base dell’intuizione di Santa Brigida e di Santa Elisabetta Hesselblad e sono una chiara testimonianza della costante azione della Provvidenza che, attraverso insondabili percorsi, interviene con forza nei meandri della storia e fa sbocciare nuova vita rigogliosa da una pianta il cui seme fecondo è stato posto nel cuore del quattordicesimo secolo da Santa Brigida e si rivela oggi di speciale attualità.
L’impegno per l’unità dei cristiani è al cuore della Chiesa perché diventa una missione quanto mai necessaria ai nostri giorni: quella di rendere credibile la testimonianza della Resurrezione di Cristo attraverso la concordia e l’unità di tutti coloro che lo professano vero uomo e vero Dio, perché il mondo creda (Cf. Gv. 21,7). Il carisma di Santa Brigida e di Santa Elisabetta Hesselblad, che Madre Tekla ha servito nell’intera sua esistenza, è al cuore dell’essere discepoli-missionari: discepoli che, nel promuovere l’unità, portano avanti la loro più alta e specifica missione.
Nel percorso esistenziale e nell’azione di Suor Tekla come Abbadessa possiamo ravvisare che ella fu guidata dalla stella polare della sequela del Signore nel cammino tracciato da Santa Brigida e dal Santa Elisabetta Hesselblad e che il carisma dell’unità si radicava in quello della lode del Signore e nell’adorazione a Cristo Crocifisso.
Si trattava però di un’unità non solo ricercata e promossa tra le diverse Chiese e comunità cristiane, ma, ancor prima, di quella “tra individui... nelle famiglie, ... nella Chiesa ..., unità in generale nel mondo di oggi, ma più di ogni altra cosa l’unità dentro noi stessi, l’unità personale con Dio e con il nostro essere interiore”, come ebbe ad affermare in un’intervista del dicembre del 1999, dopo lo svolgimento a Roma dell’incontro internazionale di studio “Santa Brigida e l’Anno Santo”.
Non meraviglia perciò che durante il lungo periodo nel quale Madre Tekla fu Abbadessa Generale, l’Ordine poté svilupparsi ed aprire molte nuove case in numerosi Paesi in tre diversi continenti e riannodare le fila della sua presenza e della sua azione nei Paesi Scandinavi, dai quali era partito, con l’intuizione e l’opera di Santa Brigida, l’impulso decisivo alla fondazione e il primo sviluppo dell’Ordine.
Auguro di cuore all’Ordine del SS. Salvatore di Santa Brigida di fare onore al suo carisma nella contemplazione e nell’azione, in specie al servizio dell’unità dei cristiani ed auguro a ciascuna di voi, Rev.de Suore, di vivere con gioia e raccoglimento questo tempo quaresimale che ci porterà alla grande festa di Pasqua, ringraziando Gesù per ogni suo beneficio e affidandosi a Lui con fiducia affinché Egli vi consoli e vi fortifichi e faccia di voi un efficace strumento di bene e di evangelizzazione.
Così sia.
Card. Pietro Parolin
Segretario di Stato