PROFESSIONE SOLENNE DI SR IGNAZIA, SR LEONIA E SR ROSINA
Casa Santa Brigida 2 febbraio 2022
Osea 22:16, 21-22 Tu conoscerai il Signore.
Efesini 1:3-14 Egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà.
Marco 10:24-30 Com’è difficile entrare nel regno di Dio!
Le nostre letture ci mettono di fronte ad una apparente contraddizione. La profezia di Osea e la lettera agli Efesini proclamano che Dio è conoscibile e ci ha dato i mezzi necessari per avvicinarci a lui. La strada sembra dritta, anche facile. Nel vangelo, però, il Signore afferma: ‘Com’è difficile entrare nel regno di Dio!’ Carissime, che dirne?
La difficoltà dell’entrare non viene dalla parte del Signore. Dio è un Dio che si rivela, che desidera salvarci. La Scrittura non è altro che la storia di una epifania salvatrice sempre più esplicita. Noi, però, spesso non diamo retta alla realtà gloriosa svelandosi davanti ai nostri occhi. Per quanto sembra perverso, per quanto assurdo è, preferiamo le tenebre alla luce. E’ questa la tragedia dell’umanità, la causa della sua tristezza.
La conoscenza del Signore non è come altre conoscenze acquistate a scuola o nei libri. Queste ci vengono da fuori; quella sorge dentro di noi. Non è cerebrale. E’ essenziale. Coinvolge tutta la persona: l’anima, la mente e il corpo. Perciò Osea compare tale conoscenza all’unione nuziale. Chi conosce il Signore si trasforma; davanti a lui, a lei, si apre una nuova dimensione di esistenza. Nozioni come ‘amore’, ‘giustizia’, ‘benevolenza’ cessano di essere soltanto belle parole; diventano energie vitali che hanno il bisogno di esprimersi. Le vicende dei profeti ne parlano. Tutti sono al momento della loro chiamata riluttanti, ansiosi, consapevoli della propria debolezza. Più conoscono Dio, invece, più si esprimono con coraggio, anche temerariamente.
San Paolo va ancora più lontano nella sua splendida lettera agli Efesini. Nessun altro scritto del Nuovo Testamento, così mi pare, esprime con tanta chiarezza la vocazione sublime del cristiano. Già prima della creazione del mondo, dice l’Apostolo, Dio ci chiamò ad essere suoi figli perché nostra stessa esistenza sia ‘a lode della sua gloria’. Ci pensiamo abbastanza? Il nostro primo dovere è di fare della vita un A lleluia incarnato. E’ questo il mistero della sua volontà che il Signore ‘ci ha fatto conoscere’.
Il Signore ci vuol stabilire in una relazione intima con lui. Vuole parlare al nostro cuore. Desidera ricapitolare in Cristo tutte le cose, cominciando con gli elementi disparati che compongono le singole vite, facendoci divenire integri e santi. Di fronte a tanta determinazione graziosa, come può essere ‘difficile entrare nel regno di Dio’?
Le parole evangeliche vanno contestualizzate. Sono espresse subito dopo l’incontro di Gesù con il giovane ricco. Il Signore gli rivolge un invito; il giovane esita. Troppo stretti sono i legami che lo tengono attaccato a sicurezze mondane. Queste impediscono la sequela Christi. Rattristato se ne andò, rendendosi conto che non si può essere al servizio di due maestri.
L’unica condizione posta per ricevere il dono di Dio è il cuore indiviso. Se pensiamo un po’ è presupposto anche nei discorsi di Osea e di Paolo. Non si sposa a 50%; neanche si è figli a metà tempo.
Fare il dono totale di se stessi è una proposta immensa, spaventosa. Allo stesso tempo è gioiosa e liberante. Oggi abbiamo il privilegio di confermare, nel nome della Chiesa, il dono che fanno delle loro vite Sr Ignazia, Sr Leonia e Sr Rosina. Vi ringrazio, carissime, della testimonianza che voi in questo modo date. Vi esorto: rimanete fedeli alla totalità del vostro dono! E’ così che la vita religiosa diventa lieta, sciolta e feconda. Sottolineo l’importanza della fecondità. Nel Corpo Mistico, tutto è per tutti. La consacrazione che adesso riceverete è una benedizione per tutta la Chiesa. Per la vostra fedeltà, l’edificherete. Allo stesso modo, l’infedeltà di ciascuno di noi le infligge ferite sanguinanti.
Sappiamo troppo bene, nei nostri giorni, gli effetti mortiferi causati dal tradimento di tanti ministri consacrati. Tutti portiamo, piangendo, una parte di questa tragica eredità: ‘se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme’: la Chiesa è fatta così. Allo stesso tempo, ‘se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui’ (1 Cor 12:26). La Chiesa si edifica e si risana nelle scelte che facciamo, ognuno di noi, ogni giorno, nell’adesione a Cristo senza compromessi. L’oblazione che fate ora, carissime, del vostro essere è un evento di alta importanza per la Chiesa. Vi invito nel nome della Chiesa: Trovate nelle vostre promesse solenni sempre una fonte di speranza e di forza. Siete chiamate a diffondere, per la vostra vita consacrata, ‘il profumo di Cristo’ (2 Cor 2:15). Il mondo ne ha tanto bisogno! Voi tre fate professione come figlie di Santa Brigida e della Santa Madre Elisabeth. Erano donne di una determinazione affascinante, mosse dalla passione per il Regno di Dio, rispondendo a una chiamata fulminante, una chiamata misteriosamente legata, per ciascuna, a questa vostra casa romana. Mantenete, carissime, l’orizzonte vasto e generoso delle vostre madri — madri dal cuore allo stesso tempo contemplativo e apostolico. Condividete la loro premura per il bene della Chiesa. Vi invito in modo particolare a pregare e ad operare per i paesi nordici. All’ordine vostro è affidato questo compito speciale.
Sia la vostra aspirazione all’altezza dell’aspirazione di Dio per voi. Nel libro delle Rivelazioni di Santa Brigida, il Signore dichiara: ‘Ho dato all’uomo il cuore, perché io, Dio, che sono ovunque e incomprensibile, possa essere contenuto per amore nel suo cuore e l’uomo, pensando di essere in me, ne ricavi piaceri indicibili’ (V.i, int. 3). Questa promessa si conferma nella consacrazione. Il Signore vi fissa oggi, qui, come una volta fissò il giovane ricco; vi fissa con amore e vi dice: ‘Ti farò mia sposa per sempre’. Il vostro Sì, dato senza riserva, una volta per tutte, sia per voi e per tutta la Chiesa, una sorgente di grazia gioiosa e vivificante oggi e sempre, fino all’ultimo vostro respiro. Amen.